Bergamo

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Bergamo is a lovely medieval town in Lombardy.

Its original location was a defensive hilltop and the town was also protected by stout walls. Nowadays this historic part of town is known as the Città Alta (upper town) and it’s where you will find most of the historic buildings and tourist sights: Piazza Vecchia, Palazzo della Ragione, Santa Maria Maggiore, Cappella Colleoni, Rocca, just to name few of them. There is little traffic, and the narrow lanes are pleasant to wander.

Most of modern Bergamo spreads over the plain below the old town. The Città Bassa (lower town) is composed of pleasant wide boulevards and contains many sights of interest: Donizetti Theatre, museums and architectural beauty as well.
The two parts of  the town are linked by a funicular.

Menaggio, l’eleganza sul lago di Como

Dove la storia e l’eleganza vanno a braccetto

Menaggio è un affascinante borgo sulla sponda occidentale del Lago di Como, inserito nel famoso “Triangolo d’oro”, Bellagio-Menaggio-Varena. Grazie alla sua posizione centrale è un ottimo punto di partenza per scoprire il lago e i suoi incantevoli paesini, ricchi di storia e di bellezza, di rinomate ville e splendidi giardini botanici. 

Menaggio è caratterizzata da una piazza centrale e da uno splendido lungolago che offre un panorama unico sul lago e sulle montagne.

A testimonianza delle origini antiche non mancano, nel suo centro storico, eredità artistiche importanti quali la Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano e la Chiesa di S. Marta.

Nella parte alta del paese, si trova inoltre, la bella Chiesa di San Carlo (1614) con il suo caratteristico campanile “a vela”

In epoca medievale, venne costruito un castello a scopo difensivo del qual rimangono solo alcune parti, dato che nel 1523 fu fortemente danneggiato dai Grigionesi.

Menaggio vanta anche il secondo Golf Club più antico d’Italia, fondato nel 1907

e un bel lido ove praticare sport acquatici e noleggiare barche.

Potrete inoltre gustare i piatti tipici di questa zona, nei vari ristoranti in riva al lago. Vi consiglio la polenta uncia, i missoltini, gli agoni in carpione, il risotto al pesce persico e il delicato lavarello. Per finire potrete assaggiar la miascia e il paradel che sono dolci della tradizione povera.

Spero di avervi incuriositi! La visita a questo bel borgo del lago vi incanterà.

Quest’anno potremo svolgere i corsi di italiano anche a Menaggio. Come al solito, ci saranno le lezioni la mattina e le visite o le escursioni nel pomeriggio. Finiremo con un aperitivo e una cena in riva al lago. Vi aspetto !!

MAGARI

MAGARI: una parola che avrete sentito spesso e che avrete sicuramente incontrato studiando l’italiano, ma che non è sempre di facile comprensione. Vediamone assieme alcuni dei significati più frequenti.

La sua etimologia ci può aiutare a capire meglio uno degli utilizzi principali. Magari deriva, infatti, dal greco makarios che vuol dire beato, felice. Questa espressione era usata per dire “beato me” o “beati noi”, qualora accadesse un fatto o si verificasse una condizione. Ritroviamo anche nell’italiano moderno questa stessa espressione con funzione di desiderio, speranza, augurio

  • “Paolo, ti piacerebbe fare una vacanza al mare? Magari!! (mi piacerebbe tanto, è un mio desiderio)
  • Passerai senz’altro l’esame di italiano, non avere timore! Magari!!! (lo spero proprio)
  • Oggi fa un gran caldo. Ti va una bibita fresca! Magari!!! (mi piacerebbe)
  • Magari potessi avere una villa con piscina (desiderio).
  • Magari fosse tutto più semplice! (sarebbe bello). In frasi come queste ultima, il verbo dopo la parola magari è sempre al congiuntivo imperfetto.

Un altro caso in cui la parola magari viene usata di frequente è quando vogliamo indicare un desiderio che purtroppo non si potrà realizzare:

  • Sei andato al cinema sabato?. Magari!! ho dovuto lavorare tutta la sera (mi sarebbe piaciuto, ma non ci sono potuto andare)
  • Sei mai stato a un concerto di Zucchero? Magari!! (mi sarebbe piaciuto andarci, ma non mi è mai stato possibile)

Usiamo magari anche con il significato di “ forse, probabilmente, eventualmente”.

  • Se vuoi, possiamo prendere una pizza e poi magari (forse), andare a ballare.
  • Magari domani passerò a casa tua per un saluto (forse, probabilmente).
  • Magari avvisatemi così rimango a casa. (eventualmente).
  • Sai perché Michele non è venuto in ufficio? Magari ha perso il treno (forse, probabilmente).
  • Maria non risponde al telefono. Magari si è rotto (forse, probabilmente)

Mi auguro che questi esempi siano stati utili!!

La Gola del Furlo e le Marmitte dei Giganti

La terza tappa del nostro “Viaggio Lento” lungo lo Stivale, ci conduce nella regione delle Marche, descritte in modo perfetto dal giornalista e scrittore Guido Piovene (1907-1074) nel suo “Viaggio in Italia”:

“… L’Italia, con i suoi paesaggi, è un distillato del mondo. Le Marche dell’Italia.

Nelle Marche infatti possiamo ammirare bellissimi borghi e città d’arte, dolci colline, montagne, spiagge con una sabbia finissima ed un mare cristallino, grotte, parchi ed una natura incontaminata.

E proprio dalla Riserva Naturale della Gola del Furlo è iniziato il nostro “viaggio lento”. Scopriamo insieme l’etimologia della parola “Furlo” (la mia passione per la lingua italiana non mi abbandona mai…) e conosciamo la storia di questa zona che ci porta molto indietro nei secoli, fino in epoca romana.

Abbiamo infatti deciso di abbandonare le comode e veloci autostrade per girovagare lentamente nell’interno di questa splendida regione. Come meglio farlo dunque se non percorrendo la Via Flaminia, la prima e a lungo l’unica via di comunicazione fra Roma e il Nord Italia?

Via Flaminia

La Via Flaminia, una delle più grandi vie consolari dell’Impero Romano, fu fatta costruire dal Console Caio Flaminio nel 202 A.C. per collegare agevolmente Roma ad Ariminum (Rimini).

Giunti all’altezza della Gola del Furlo, il cui nome deriva da forulum ossia “piccolo foro”, abbiamo attraversato l’omonima galleria fatta ricostruire nel 76 D.C. da Vespasiano allargando quella preesistente, più piccola, scavata nel punto più stretto della gola.

E’ uno dei rari esempi di tunnel completamente scavati nella roccia dai romani e il taglio della montagna per allargare la sede stradale fu un’altra incredibile impresa che ne completò l’opera.

Abbiamo quindi lasciato l’auto e passeggiato lungo la strada, ammirando le ripide rocce che si gettano a strapiombo nelle acque verdi e cristalline del fiume Condigliano.

Da non perdere, poco distanti dalla Gola del Furlo, sono le Marmitte dei Giganti

Marmitte dei Giganti

Le marmitte dei Giganti sono delle formazioni nate dall’erosione fluviale in zone che in passato erano ricoperte da ghiacci.

Estremamente soddisfatti di questo primo giorno, non vediamo l’ora di proseguire alla scoperta della nostra prossima meta che sarà…? Lo scoprirete presto. 🙂

Le Cinque Terre

Come già anticipato nel precedente post su Venezia, quest’anno ho dedicato del tempo al “Viaggio Lento” attraverso il nostro Bel Paese. Oggi vi racconterò la mia seconda tappa:

Le Cinque Terre

Volendo festeggiare in modo insolito il 18° compleanno di mio figlio Giorgio, abbiamo optato per un paio di giorni dedicati ad escursioni, visite e soprattutto alla fotografia che è una sua grande passione. Arrivati in auto alla Stazione di La Spezia (volendo ci si può comodamente arrivare anche in treno) abbiamo acquistato la Cinque Terre Card che dà accesso a tutti i treni e ai sentieri del Parco. Infatti, il modo migliore per raggiungere i 5 borghi è, come ai vecchi tempi, percorrendo a piedi i sentieri a picco sul mare, seminascosti dalla flora mediterranea, composta da lecci e da vari arbusti, tra cui cisti, eriche, euforbie e corbezzoli. Sentieri percorsi da secoli dai contadini per raggiungere i loro piccoli appezzamenti di terreno resi coltivabili, grazia alla tecnica del terrazzamento a vigneti, uliveti ed orti.

Stazione di Riomaggiore

In soli 7 minuti siamo arrivati a Riomaggiore dove avevamo prenotato un appartamento molto carino, spazioso e con una splendida vista.

E’ il primo dei 5 borghi costieri, dichiarati nel ’97 Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, che visiteremo ed è davvero suggestivo, con la sua bella Chiesa di S. Giovanni Battista

Chiesa di S. Giovanni Battista

e le sue coloratissime case-torri la cui peculiarità è quella di essere state costruite con 2 ingressi, uno sul vicolo e l’altro sul retro così da poter fuggire in caso di incursioni dal mare.

Dopo uno spuntino con una superlativa focaccia, eravamo pronti per iniziare la nostra escursione.

Abbiamo preso il treno per Manarola (solo 2 minuti) e ci siamo trovati difronte a un susseguirsi di vigneti e uliveti. Ci siamo inerpicati per la strada principale che porta in alto al paese dove abbiamo visitato la bella chiesa gotica di San Lorenzo, il campanile bianco che era una torre di avvistamento e l’antico mulino.

Abbiamo poi ripreso il treno verso Corniglia, il “balcone naturale” delle Cinque Terre. E’ infatti l’unico borgo non a contatto con il mare e si trova su un promontorio roccioso alto circa 100 metri. Dalla stazione si può arrivare in centro percorrendo una lunga scalinata (370 gradini) oppure con un comodo bus che passa ogni 10 minuti. Dopo un buon gelato e un caffè, abbiamo quindi iniziato la nostra passeggiata di circa 2 ore verso Vernazza.

Questo antico borgo romano ha una lunga e ricca tradizione agricola e il panorama è davvero mozzafiato.

La discesa verso Vernazza, incredibile!!

Fondato intorno all’anno 1000, il borgo medievale di Vernazza con i suoi vicoli racchiusi tra le case multicolori rosse, gialle, rosa, verdi, vanta un’antica e lunga tradizione marinara. Qui ci siamo riposati sulla spiaggetta, ammirando il sole che spariva tra le ripide rocce.

Ripreso il treno, in 2 minuti siamo arrivati all’ultimo dei 5 borghi: Monterosso “roccioso e austero, asilo di pescatori e contadini”, come lo definiva il grande scrittore e Premio Nobel per la Letteratura, Eugenio Montale, che vi soggiornò durante le vacanze estive e a cui è dedicato l’omonimo Parco Letterario.

Dopo aver ammirato le belle ville di questa celebre località balneare, la Chiesa di S. Francesco e il Convento dei Cappuccini, ci siamo riposati davanti al mare aspettando il tramonto.

Abbiamo terminato in bellezza la nostra giornata con un’ottima cena con le specialità locali per poi riprendere il treno per tornare al nostro appartamento a Riomaggiore. Una giornata davvero speciale.

L’indomani abbiamo passato la mattinata in spiaggia a Riomaggiore, in totale relax, affinché ogni panorama o scorcio o immagine, ogni sciabordio dell’acqua, frusciar delle foglie, canto degli uccelli, ogni sapore ed ogni riflessione si potessero sedimentare in noi come ricordi di questa magnifica terra.

Al prossimo “viaggio lento”…

Un ringraziamento a Giorgio @tisembrounfotografo per i suoi scatti.

Venezia insolita

Quest’anno di particolare “calma”, ho dedicato del tempo per visitare, in modalità lenta, il nostro splendido paese. Oggi vi racconterò e mostrerò la mia prima tappa: Venezia

Sono stata a Venezia svariate volte per visitare musei, ascoltare concerti, vedere mostre e ammirare le splendide architetture della città, nonché deliziare il palato…, ma quest’anno anche il già noto è differente.

Girovagando per la città, senza particolari mete, ho avuto l’opportunità di scovare posticini nascosti o semplicemente particolari: un canale appartato, un lampioncino, uno scorcio insolito, un terrazzo fiorito.

Insomma, tutto ciò che si perde quando la fretta “la fa da padrona”…

Ho camminato e camminato fra le calli deserte ed ho conosciuto la città nel suo significato “a tutto tondo”, ovvero un luogo di vita quotidiana e non solo una bella vetrina con con splendidi musei e magnifici edifici storici.

All’estremità orientale di Venezia, ho scoperto la Chiesa di S. Elena nel sestriere Castello: un bell’esempio di architettura gotica con uno splendido portone rinascimentale.

Al mercato del pesce, ci siete mai stati?

Persino il giro in gondola è stato diverso: quiete e pace nei canali ed una bella chiacchierata con il simpatico gondoliere che ci ha mostrato particolari nascosti lungo il nostro tragitto e raccontato storie interessanti sui palazzi e le famiglie che vi abitavano. Poi il tramonto in laguna è sempre un’esperienza unica.

Che dite, vi è piaciuta questa “Venezia insolita”?

Sapete, mi ritengo molto fortunata perché, oltre ad abitare in questo “Bel Paese”, il mio lavoro di insegnate di Italiano per stranieri mi permette di incontrare proprio delle belle persone e dal cuore grande. I messaggi che ho ricevuto durante la pandemia sono stati di grande conforto. Inoltre questa mia esperienza veneziana è stata resa possibile grazie alla generosità di una mia studentessa, ormai amica, che mi ha messo a disposizione il suo appartamento.

Grazie Linda

La prossima settimana, la seconda tappa del mio viaggio “lento”. Non mancate!!

Cosa significa “mangiare la foglia”

foglia

L’espressione ‘mangiare la foglia‘ è molto utilizzata nel linguaggio comune. Vi siete mai chiesti cosa significhi esattamente e quale origine abbia?

Significa intuire in anticipo, capire una cosa al volo, evitando in questo modo un pericolo. Chi “mangia la foglia” è una persona che è abile a capire il significato più oscuro di una frase, di un discorso oppure che intuisce che le cose stanno diversamente da come vengono presentate.

Origine dell’espressione

Alla locuzione “mangiare la foglia” sono attribuite varie tradizioni antiche.

ulisse

Nell’ “Odissea” di Omero, per esempio, compare il tema della foglia.

Si tratta dell’episodio in cui Ulisse, prigioniero della maga Circe, si rende conto del segreto che permette alla maga di trasformare gli uomini in bestie e, per evitare che la maledizione si abbatta anche su di lui, decide di mangiare una foglia donatagli dal Dio Ermes che lo renderà immune e gli permetterà di continuare il suo viaggio.

“Mangiando la foglia” Ulisse intuisce le reali intenzioni della maga e può così opporsi e combatterla.

mangiare-la-foglia

L’espressione potrebbe inoltre riferirsi all’abitudine dei bachi da seta di assaggiare le foglie per verificarne la commestibilità, ma anche all’antica usanza dei pastori di controllare l’erba dei pascoli in cui facevano mangiare le loro bestie, assaggiandola prima, per valutarne la qualità.

 

Secondo un altro punto di vista si fa riferimento alle abitudini degli animali da pascolo che inizialmente bevono solo latte materno per poi mangiare erba e foglie, una volta cresciuti. Lo stadio della maturità sarebbe quindi associato al cambiamento di abitudini alimentari.

Allo stesso modo l’uomo che ‘mangia la foglia’ avrebbe acquisito una maturità tale da capire anche i messaggi sottintesi di un discorso.

 

 

Cosa significa ” A Ufo”?

ufo 1

Se vi siete già imbattuti nell’espressione ” A ufo”  e vi siete chiesti cosa significhi esattamente, sappiate che non ha nulla a che vedere con gli strani oggetti volanti non ben identificati di cui c’è ampia letteratura. Scendiamo quindi dalla volta celeste e avviciniamoci all’ambiente acqueo, fluviale per maggior precisione.

Facciamo un passo indietro nella storia e precisamente torniamo alla fine del XIV° secolo quando ebbe inizio la costruzione del Duomo di Milano.

duomo

Il 15 marzo 1386, l’arcivescovo di Milano, Antonio da Saluzzo, pose la prima pietra del nuovo Duomo della città, che in origine doveva essere un grande edificio di mattoni rossi, tipico del gotico lombardo. Tuttavia, l’anno successivo, Gian Galeazzo Visconti si accordò con l’Arcivescovo per una costruzione in marmo, per non esser da meno delle grandi cattedrali europee del tempo. Il Duca mise a disposizione le Cave di Candoglio, concedendo che il marmo fosse trasportato gratuitamente fino a Milano via fiume.

Fonte: http://www.duomomilano.it/it/infopage/ad-usum-fabricae--auf-larca-dei-saperi/0a423925-89dc-4f31-a39e-321a85f37e3c/

Per essere riconosciuti, i barconi venivano quindi contrassegnati con le lettere AUF (acronimo di “Ad Usum Fabricae”); ne nacque così l’espressione “a ufo” , e cioè gratis, in quanto queste imbarcazioni erano esentate dai pagamenti daziari.

 

La locuzione latina “ad usum fabricae operis”, cioè destinato ad essere utilizzato nella fabbrica, abbreviata in AUF o AUFO, venne analogalmente usata per i barconi che trasportavano i materiali per la costruzione del Duomo di Firenze, provenienti da varie parti della Toscana.

duomo Firenze

 

Attualmente, questa espressione ha tuttavia assunto una connotazione negativa; usata anche nelle varianti “a uffo”, “a ufa”, ha infatti il significato di “a sbafo”, “senza pagare”, “a scrocco”, lontano quindi dal significato originario di gratis.

Attenzione quindi quando la usate..

 

“È tutto un altro paio di maniche”

maniche

La scorsa settimana, durante la visita al Castello di Malpaga, ho avuto modo di spiegare l’origine dell’espressione “È tutto un altro paio di maniche”.

Questa espressione, molto utilizzata ai giorni nostri  quando si intende dire “è tutt’altra cosa”, “è tutt’altra questione”, arriva dal Medioevo. 

In epoca medievale gli abiti, soprattutto quelli femminili, avevano maniche staccabili e intercambiabili. Ciò permetteva di poter indossare le maniche adatte, a seconda delle diverse occasioni, senza dover ogni volta cambiarsi d’abito. Ricordiamo inoltre che fare il bucato era un’incombenza molto faticosa e veniva spesso risolta con l’utilizzo delle maniche intercambiabili. Avere delle maniche di scorta era infatti molto comodo e vantaggioso, in quanto erano la parte più soggetta a sporcarsi rispetto al resto del vestito.

Le maniche erano anche una chiara indicazione dell’appartenenza sociale: più raffinate erano, più alto era il ceto sociale.

In casa si potevano indossare maniche più modeste, per uscire invece si indossavano maniche più elaborate ed infine in occasione di visite particolarmente importanti oppure di feste, le dame erano solite indossare maniche riccamente ricamate e adornate con pietre preziose.

Le maniche erano anche un pegno d’amore: i fidanzati avevano l’abitudine di scambiarsele. Un gesto che equivaleva al moderno anello di fidanzamento.
In caso di rottura del fidanzamento, avveniva la reciproca restituzione delle maniche donate in precedenza. Il gesto certificava una situazione nuova: si era liberi di prendere una nuova direzione di vita. Allora, appunto era il momento di “un altro paio di maniche”.

 

 

 

BERGOMUM

B

In questo interessante articolo di Luca Barachetti troviamo tutte le notizie importanti da sapere prima di vistare “Bergomum”,  la mostra sulla Bergamo provincia dell’Impero che si terrà al Palazzo della Ragione dal 16 febbraio al 19 maggio.

“Se pensate che il primo insediamento urbano di Bergamo sia quello cinquecentesco e che le prime Mura le abbiano costruite i veneziani allora vi conviene fare un giro a “Bergomum”, la mostra riporterà indietro di qualche millennio il colle di Città Alta. 

Bergomum era una città romana di tutto rispetto. Di colli ne aveva solo uno e non sette come Roma, ma era un importante centro di scambi commerciali, con una vita sociale molto attiva e tutte le costruzioni tipiche di una (piccola) urbs: l’arena, le tabernae, le terme etc.”

Bergamasco antico romano

Con oltre 450 reperti, videoproiezioni, paesaggi sonori, beacon che dialogano con i dispositivi mobili e installazioni interattive “Bergomum” testimonia la romanitas di Bergamo e lo fa lasciando che il visitatore si cali nei panni di un antico romano che percorre il tragitto verso il cuore di Bergomum. Il risultato è un cambiamento radicale dell’idea che tutti abbiamo di Bergamo. Grazie a quattro decenni di scavi archeologici che hanno fatto riemergete i segni di una presenza sul colle di Città Alta risalente a parecchi millenni fa, fin dall’età del Bronzo.

 

Un tempo qua era tutto Foro

“Bergomum” riepiloga le posizioni del cardo e del decumano, del foro monumentale tra il Palazzo del Podestà e il Teatro Sociale, del teatro per la rappresentazione di tragedie e commedie nella zona più settentrionale di piazza Mascheroni, dell’anfiteatro per i ludi gladiatorii nel giardino della Crotta (dove oggi c’è via Arena, da cui il nome) e le botteghe (tabernae) dove ora c’è la Piazza Mercato del Fieno. In quella zona era possibile anche giocare a palla, curare il corpo, mangiare e bere, leggere in biblioteca grazie alla presenza delle terme.

Balsamari e ostriche

 

I romani bergamaschi mangiavano le ostriche che giungevano dalle coste pugliesi. Il marmo invece proveniva dall’isola greca di Taso e dalle zone siro-palestrinesi i balsamari in vetro. Ma Bergomum aveva anche acquedotti, fontane, cisterne, luoghi di culto e necropoli. Senza scordare le domus con affreschi e pavimenti a mosaici. Nell’arena si sfidavano i gladiatori, proprio come nelle pellicole peplum degli anni ’60 e ’70 che Lab80 propone nella Cinearena della mostra.

Carta d’identità, prego

Il cavaliere Publius Marius Lupercianus, il commerciante Caius Statius Faustus, il paedagogus Rubrius Teophilus con la moglie Septumia Prima e gli schiavi Martia e Primula. Ma anche le familiae degli Antonii, dei Valerii e il liberto Marcus Betutius. Di queste persone “Bergomum” espone le “carte d’identità”, così da raccontare alcuni abitanti reali di diverse categorie sociali, le cui vite sono state ricostruite grazie ai ritrovamenti e dalle lapidi. Fra questi anche una signora di Via degli Orti sepolta in una tomba contenete alcuni oggetti di vita quotidiana, fra cui il prezioso balsamario per contenere unguenti esotici.

Fuori dal Palazzo

 

“Bergomum” è però anche una mostra diffusa. Prosegue infatti sul territorio urbano (poiché saranno visitabili i siti archeologici affiorati), nel Museo e Tesoro della Cattedrale (dove sono state ritrovate alcune domus romane), fino all’area archeologica di vicolo Aquila Nera, solitamente chiusa al pubblico.

Diamanti

Non sono pietre preziose ma reperti, quelli che l’organizzazione di “Bergomum” ha definito Diamanti. Due maniglie di bronzo con teste di delfino e chele di crostaceo, dotate di una placca con la testa del dio Oceano (probabilmente appartenenti a un recipiente). Una moneta d’oro dell’età di Cesare battuta dal magistrato monetario Hirtius ritrovata in Vicolo Aquila Nera. Il raro balsamario di vetro blu a forma di grappolo d’uva proveniente dalle zone fra la Siria e la Palestina, ancora del tutto integro. Un calice di vetro trasparente con un’incisione raffigurante una persona seduta con in mano il tirso, il bastone di Dioniso, e le scritte in greco SOS (Dionisos) e EIMEROS, cioè il desiderio amoroso. E infine il piccolo gladiatore in terracotta trovato in una tomba a Casazza (BG), che conferma la popolarità dei gladiatori a quel tempo.

 

 

Mura

Veneziane? No romane. Prima delle mura fatte costruire dalla Repubblica di Venezia furono i romani a murare Bergomum. La cinta aveva un percorso differenze e leggermente più ristretto ma confermava l’importanza della cittadina all’interno dell’Impero.

Golasecchiani

E prima dei romani? Risale al V millennio una rara frequentazione del colle di Bergamo, ma è con l’età del Bronzo (II millennio) che la presenza di un nucleo abitato fra la Cattedrale, Palazzo del Podestà e Piazza Vecchia, diventa stabile e significativo. Risale però al VI secolo a.C. una seconda fondazione da parte dei Celti golasecchiani, già stabili nei territori della Lombardia centro-occidentale e del Piemonte orientale.
I golasecchiani controllavano i passi alpini, avevano un legame privilegiato con i Celti francesi e facevano da mediatori fra i principi del Nord e i popoli dell’Italia centrale. Un dominio che si interrompe nel 388 a.C. con l’invasione dei Celti transalpini, che fa decadere il centro protourbano di Bergamo. L’espansione verso Nord di Roma comporta l’annessione della Gallia Transpadana e risale al 49 a.C. il Municipio romano di Bergomum.”

Adattato da “Daje, Bergamo” di Luca Barachetti

Corenno Plinio – Lago di Como

corenno 3

Una perfetta descrizione del borgo di Corenno Plinio, fatta dal caro amico Stefano Mauri, autore di “Scighera”: “Corenno Plinio è un borgo medievale, tutto sassi e gradini, alcuni scavati nella roccia viva. Il colore dominante è il grigio.

Corenno Plinio

A perfect description of the village of Corenno Plinio, by my dear friend Stefano Mauri, author of “Scighera”: “Corenno Plinio is a medieval village, all stones and steps, some of them carved out of the living rock. The dominant color is gray.

corenno - castello

I mattoni in cotto non erano usati per la costruzione se non per elementi ornamentali, volte e archi di finestre.

Terracotta bricks were not used for construction except for ornamental elements, vaults and window arches.

corenno

Le costruzioni sono tutte in sasso ghiandone trasportato ai tempi da qualche ghiacciaio dalla Valtellina, oppure il sasso di Moltrasio, o di Perledo piatto  su due lati paralleli e quindi un mattone naturale.

All the buildings are  in “Ghiandone” stone,  transported in the distant past by some glaciers from Valtellina, or in stone from Moltrasio, or from Perledo which is flat on two parallel sides and therefore a natural brick.

corenno 13

Per i muri a secco o i rivestimenti più poveri si usava invece il sasso del Massiccio del Monte Legnone, con le sue vene ferrose.

For dry stone walls or poorer coverings, the stone from Monte Legnone massif, with its ferrous veins, was used instead.

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Certo il colore non poteva essere che grigio, a volte chiaro, altre più scuro, gli intonaci in calce, i tetti in beola, pioda o lastra ma sempre di sasso.

Of course, the color could only be gray, sometimes light, sometimes darker, the plasters made of lime, the stone-roofs built in gneiss, “pioda” or slab.

corenno 10

Sembra che Corenno e i paesini del lago, nelle giornate autunnali di pioggerellina, con un po’ di schighera cioè di nebbiolina, siano particolarmente tristi. A me il lago così piace moltissimo.”

It seems that Corenno and the villages of the lake, in the autumn days of drizzle, with a bit of “schighera”, that is mist, are particularly sad. I do like the lake, this way, so much.”

Dopo questa bella descrizione, posso solo aggiungere che a me il piccolo borgo di Corenno Plinio piace in tutte le stagioni. Con i miei studenti trascorriamo qui settimane bellissime: le lezioni guardando il lago la mattina, le visite degli incantevoli paesi vicini (Varenna, Piona, Bellagio, Bellano, Tremezzo, Menaggio, Lenno) e delle montagne della Valtellina e della Svizzera, la convivialità con gli amici, la tranquillità di questo luogo silenzioso e discosto dalla frenesia del turismo estivo. 

After this nice description, I can only add that I like the small village of Corenno Plinio in every season. We spend wonderful weeks with my students here: Italian classes in the morning looking out at the lake, visits to the enchanting nearby villages (Varenna, Piona, Bellagio, Bellano, Tremezzo, Menaggio, Lenno) and to the mountains of Valtellina and Switzerland, conviviality with friends, the peacefulness of this quiet place, away from the hustle and bustle of summer tourism.

terrazzo 1la nostra classe   /    our classroom
cena 1

 

tramonto

relax al tramonto

tratto da “Scighera”  https://www.amazon.it/Scighera-Stefano-Mauri-ebook/dp/B01N4SA8C9